venerdì 5 gennaio 2007

"Il popolo migratore" di Jacques Perrin






Il popolo migratore
Chiudere gli occhi e pensare di volare: sensazioni sconosciute, brama di libertà, queste sono le prime cose che ci vengono in mente. Questo é ciò che si prova guardando questo magnifico documentario, frutto di quattro anni di lavoro meticoloso che ha usato tecnologie all'avanguardia e tecnici altamente specializzati. Dall'alto tutti i colori della terra sono esaltati, c'é un'esplosione di verde e giallo, di rosso e marrone. Chiazze di cielo che si rispecchiano in acque cristalline, spuma del mare, tundra, deserto, grandi distese artiche ghiacciate, montagne bianche, canyon roventi, boschi autunnali variopinti, e poi loro, i protagonisti, gli uccelli migratori. Si invidiano quasi le oche selvatiche, le gru, i cigni, le aquile i pinguini e tutti gli altri che possono godere di queste grandiose vedute, di tali spettacoli della natura. Il filmato ci permette di volare con loro, di avere la loro stessa visuale, quasi di sentire, come loro, il vento colpirci la faccia. Sono tutti uccelli che ogni anno affrontano migliaia di chilometri per raggiungere zone calde e riprodursi, e che poi ritornano nei luoghi di partenza. Tutto questo con la sola forza delle loro ali e con il loro istinto, con la guida del sole e delle stelle. Il filmato inizia in autunno nell'emisfero australe per seguire il viaggio, lungo un intero anno, che porterà tutte queste specie di uccelli nell'emisfero boreale, dove si riprodurranno e istruiranno i piccoli per affrontare il duro viaggio di ritorno. Il più delle volte il viaggio é pericoloso, stancante, lunghissimo. Non tutti giungeranno a destinazione, molti periranno lungo la traversata, stremati dalla stanchezza, dal freddo, dalla fame. Eppure la sensazione che si ha non é assolutamente negativa: é bello veder volare tutti questi uccelli in stormi, vederli avvicendarsi alla guida del gruppo, vederli spiegare le ali e sfruttare la forza del vento. Quegli stessi uccelli che spesso ci sembrano goffi acquistano una leggiadria, un'eleganza, una maestosità insospettate. Il loro elemento é l'aria, nessuno può obiettarlo. Lo sforzo di battere le ali, le tecniche per procurasi cibo, i pericoli che devono affrontare, sono tutte pratiche che il regista riprende sapientemente e che lo spettatore percepisce come uno dei tanti meravigliosi aspetti della vita. Si stringe il cuore nel vedere le oche domestiche rinchiuse in un recinto che guardano con nostalgia e forse con un pò di rammarico le loro cugine selvatiche librarsi libere nel cielo, ci si meraviglia nel prendere atto dei tanti rituali di accoppiamento esistenti in natura, dei loro misteriosi significati. E poi, insieme al miracolo della primavera eccoli, i piccoli. Escono dai gusci implumi, impauriti, sornioni. Dovranno imparare presto a procurarsi il cibo, a sbrigarsela da soli e soprattutto a volare. Le musiche ben sottolineano tutti i passaggi, esaltano le scene, contribuiscono quasi ad enfatizzare il rumore del vento, lo sciacquio del mare, i fischi delle bufere.
Le sensazioni regalate da "Il popolo migratore" sono forti, difficili da sopire, difficili da far conciliare con la routine quotidiana. Eppure sono emozioni che servono e che spesso sono soffocate da inutili pratiche messe a punto per inibire l'istinto di libertà che alberga in ogni uomo. È stano andare al cinema per vedere un documentario, ma di questi tempi è ancora più inusuale vedere un bel film, quindi...

giovedì 4 gennaio 2007

" Nuovo Cinema Paradiso" di Giuseppe Tornatore



Senza paura di esagerare è uno dei film per cui il cinema italiano è più conosciuto nel mondo.
La storia si dipana nell'arco di tre decenni, il piccolo Totò (Salvatore Cascio), orfano di guerra, è un assiduo frequentatore del piccolo cinema di Giancaldo, paesino dell'arida provincia siciliana nell'immediato dopoguerra. Oltre alla sua continua presenza come spettatore, Totò pratica con le sue continue incursioni la cabina di proiezione dove l'anziano operatore, Alfredo (Philippe Noiret), lo inizia ai misteri della pellicola.
Durante uno spaventoso incendio che distrugge il cinema il bambino salva la vita di Alfredo, che però per le ustioni riportate rimane sfigurato e cieco. Totò diventa quindi il nuovo proiezionista, negli anni che passano si perfeziona la simbiosi fra i due, Alfredo finisce per fargli da padre, mentre lui farà le veci dei suoi occhi.
Salvatore è cresciuto (ha ora il volto di Marco Leonardi), è un adolescente sensibile quando all'improvviso appare nella sua vita Elena, figlia del nuovo direttore di banca, entrata per caso nell'obiettivo della sua cinepresa al suo arrivo a Giancaldo. Salvatore tenacemente conquista la ragazza con la sua gentilezza e la sua determinazione, rimane per mesi ogni notte sotto la sua finestra ma il destino, nelle sembianze del padre di lei che per la figlia ha altri progetti, li separa.
Dopo un terribile anno di militare, Salvatore disperato lascia il paese, sale su un treno che lo porterà a Roma. Alla stazione lo salutano sua madre, sua sorella e Alfredo, che all'ultimo istante gli strappa la promessa di non voltarsi indietro e di non tornare mai più. Trent'anni dopo, in una notte insonne, immediatamente prima di tornare in paese per partecipare al funerale di Alfredo, Salvatore ormai adulto e regista affermato ripercorre a colpi di manovella tutta la sua vita fra film famosi, rivivendo i commenti e la commozione del pubblico, riascoltando la campanella con cui il parroco-censore indicava ad Alfredo le scene “peccaminose” (baci) da tagliare.
Uscito nel 1988 e in un primo tempo passato quasi inosservato nelle sale, fu poi sottoposto a un coraggioso intervento “chirurgico” da parte del regista Giuseppe Tornatore, che gli amputò una buona mezz'ora (e che a un certo punto gli attribuì addirittura un titolo diverso, “Baci rubati”) e sacrificò del tutto il personaggio interpretato da Brigitte Fossey, Elena adulta, riuscendo comunque, con insistenza e volontà, ad imporlo all'attenzione degli addetti ai lavori. Detto fatto, Nuovo Cinema Paradiso fu presentato a Cannes l'anno successivo, ottenendo la Palma d'Oro, e fu infine candidato agli Oscar 1990 vincendo il titolo come Miglior Film Straniero.
Così nasce un mito mondiale. Sebbene fortemente osteggiato dalla critica, ancor oggi, nei punti più lontani del globo, la storia di Elena e Salvatore, il bacio casto e inesperto di due adolescenti nella cabina del cinema fra spezzoni di pellicole appesi ai muri rimane indelebile nella nostra memoria. Il film fa leva su emozioni comuni: lo sguardo scuro e penetrante di un bambino follemente innamorato del cinema; l'amicizia fra lui e Alfredo; la scoperta dell'amore e del dolore; il ricordo e il rimpianto del protagonista. Sentimenti semplici ma profondi, seppure con qualche inevitabile ingenuità giovanile (sono ancora lontani per Tornatore i tempi de La Leggenda del Pianista sull'Oceano), ancora ci toccano e ci intristiscono, poichè l'amore sfiorato e mai appagato è un fantasma, compare e sparisce etereo come l'esile e diafana effigie di una giovanissima Agnese Nano dagli enormi occhi blu che lì lo personificava.
Un'occasione colta in pieno, fra sequenze storiche di film anni '50 e '60, Kirk Douglas-Ulisse che eroeggia fra le onde, Vittorio Gassman senza una ruga che osa dare un bacio sulla spalla di Silvana Mangano, la primissima Brigitte Bardot le cui forme facevano sognare irraggiungibili paradisi del desiderio. In breve, nostalgia, questa la parola d'ordine per commuovere, complice la colonna sonora, una delle pagine musicali più memorabili ad opera di un ispiratissimo Ennio Morricone (con l'ausilio del figlio Andrea), che anche da sola dipinge la struggente e dolcissima malinconia che pervade l'intero film.
Se colpisce la varietà di figure di cui si popola la storia, è tuttavia evidente la continua contrapposizione di due fronti di personaggi: da un lato quelli fittizi, che si vedono agire e scorrere sullo schermo, quasi pretesti, puri simboli, forse per questo solo abbozzati e carenti di autentico spessore. In realtà i veri protagonisti del film sono due: il cinema e il regista Tornatore, e la vera trama è la storia d'amore fra il regista e il cinema.
Trait d'union fra un gruppo e l'altro è Alfredo, che anche da cieco riesce a “vedere” quando la proiezione è sfocata, che ricorda a memoria le battute dei film, riconosce al tatto l'inizio e la fine di una pellicola. Personaggio perfettamente compiuto, è anche colui che nella vicenda più di tutti comprende il talento e le potenzialità di Salvatore, e che nella chiusa gli fa l'ultimo grande regalo: una “pizza” con le scene amorose dei baci tagliati a tante pellicole in tanti anni di lavoro al Paradiso. E che rende questa sequenza finale il reale cuore pulsante di Nuovo Cinema Paradiso.
Se dovessimo aggiungere una considerazione conclusiva, potremmo affermare che Nuovo Cinema Paradiso è uscito in un momento in cui il cinema italiano aveva bisogno di storie come questa, forse perchè troppo saturo di commedie dall'umorismo pecoreccio e volgare, anche se in tempi recenti il duo Boldi-De Sica è stato rivalutato da una certa parte della cosiddetta critica seria. Pur senza l'iniziale successo al box office ed il plauso del pubblico, l'opera di Tornatore ha nobilitato il nostro cinema che sino a quel momento aveva visto troppe sceneggiature di valore finire nel cestino oppure costretto molti cineasti a cercare miglior fortuna oltre oceano. Ed i trionfi di Salvatores e ancora delle nuove pellicole di Tornatore hanno dimostrato che questa era la via da battere da parte dei nostri sin troppo prudenti produttori.



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"Carlito's Way" di Brian De Palma



I grandi pregi del film sono due. In una sfida rara, De Palma riesce a presentare un personaggio drammatico, fatale, coinvolgente, remoto, che non pretende dagli spettatori complicità nè avversione: neppure per un attimo si sta con lui nè contro di lui. Con una maestria cinematografica straordinaria, il regista sa raccontare per immagini non soltanto la ferocia della violenza assassina, ma anche certe cattedrali del divertimento contemporaneo: locali di esibizione di nudo femminile, locali notturni splendenti di luci acide, di lusso volgare e di soldi malguadagnati, sale da ballo risonanti di musica latina, affollate di ballerini fatti e di ragazze bellissime.



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